VASTO

Quattro passi tra duemila anni di storia e di bellezza

Vasto, sulla sua collina a ridosso della costa, è una raccolta di viste mozzafiato. La città, inoltre, è un compendio di duemila anni di storia che potete rivivere passeggiando in uno dei centri storici pedonali più grandi d’Italia.

Per farvela gustare appieno, abbiamo preparato sette itinerari che si snodano per le vie del centro e nelle immediate vicinanze. Ogni itinerario è un racconto che vi porterà in un’epoca diversa e vi farà conoscere monumenti, fatti e personaggi di quel periodo, in un racconto avvincente che è della storia di Vasto, ma anche, più in generale, della storia del meridione d’Italia.

Histonium romana

La città romana denominata Histonium, su cui poi sarebbe sorta Vasto, era sorta a sua volta su di un precedente insediamento italico del popolo dei Frentani e si estendeva nell’odierno quartiere di San Pietro. A sud dell’abitato, sorgeva un grande anfiteatro la cui area corrisponde a quella dell’odierna piazza Rossetti, il centro della città moderna.

Molti resti della città romana sono ancora visibili nel tracciato cittadino. Innanzitutto le terme romane con i suoi stupendi mosaici, ma anche lunghi tratti di opus reticolatum, le mura civili in mattone che sono visibili sulle pareti delle case di via Anelli.

L’anfiteatro sottostante piazza Rossetti non è mai stato scavato, ma alcune mura sono visibili nelle vetrine dei negozi, così come le grandi cisterne romane che fornivano l’acqua alla città sono diventate locali pubblici sul tracciato delle mura verso mare, oggi divenute una meravigliosa passeggiata. Altro punto incantevole è la via adriatica dove una frana ha consentito di scoprire le fondamenta dei templi di quello che era l’antico campidoglio cittadino.

Guasto d’Aymone

Divenuta parte del ducato longobardo di Benevento, Histonium venne conquistata dai Franchi di Carlo Magno nell’802. Questi la diede in gastaldato al paladino di corte Aimone di Dordona (cantato anche nel Ciclo Carolingio, padre di Rinaldo e Bradamante). Dal termine germanico Wast, il luogo prese il nome di Guasto d’Aymone.

Dopo l’Anno Mille il borgo divenne possedimento dell’abbazia di Farfa, quindi sotto il diretto controllo della Chiesa. Per questo nel 1177 il papa Alessandro III trovò rifugio per oltre un mese nella collegiata di San Pietro durante le sue lotte contro Federico Barbarossa. Oggi della grande chiesa fortezza, a seguito della frana del 1956, rimane purtroppo solo la facciata con il portale in pietra di Majella del XIII secolo. 

Nel quartiere è particolarmente interessante perché, oltre alla splendida vista sul mare di Via Adriatica, presenta nel reticolo viario due zone entrambe sorte sulla preesistente pianta romana, ma nettamente distinte: quella medievale e quella quattrocentesca, inglobata con l’espansione delle mura nel 1439. In quest’ultima, sono degni di nota molti palazzi settecenteschi o di inizio ottocento.

Quartiere medievale

Il quartiere di Santa Maria corrisponde al vecchio Castel Gisone, un incastellamento sorto anch’esso su resti di opere romane, in particolare l’anfiteatro che si trovava a Sud dell’antico abitato di Histonium. Il quartiere tutto si è sviluppato attorno ad una fortezza, la “battaglia” che è successivamente divenuta la base del gigantesco campanile della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

L’esterno di Santa Maria, sebbene non presenti una struttura regolare, è un libro aperto sulle trasformazioni di questa parte della città. Girandovi attorno potrete osservare i resti del portico della chiesa precedente, disposta con orientamento ortogonale rispetto all’attuale. Arrivati in Piazza del Tomolo, l’antico mercato e anche il luogo della gogna, troverete invece murata nella chiesa la lapide di un antico guerriero normanno a cui sono legate colorite leggende.

Intorno alla chiesa potrete passeggiare fra l’intricato e affascinante dedalo di viuzze medievali e da lì’ sbucare poi sulla loggia Amblingh, la stupenda balconata costruita a ridosso delle antiche mura medievali. Se lo farete attraverso Porta Catena, l’unica porta di accesso alla città sopravvissuta nelle sue forme antiche, sarete in uno dei punti panoramici più belli d’Abruzzo e davanti a voi avrete soltanto il golfo di Vasto nei suoi splendidi colori.

Le mura dei Caldora

Quando Giacomo Caldora divenne Signore di Vasto nel 1422 decise di espandere e riorganizzare la città che pochi anni prima aveva riunito insieme il Guasto d’Aymone con castel Gisone e che stava diventando uno scalo commerciale sempre più importante sulla costa Adriatica.

Caldora, da grande condottiero qual era, pensò innanzitutto alle opere militari. Affido al senese Mariano di Jacopo, detto Il Taccola, il progetto delle fortificazioni. Nel 1439, poco dopo la sua morte, le opere erano state completate e Vasto si ritrovava dotata di un meraviglioso Castello che è fortunatamente in gran parte sopravvissuto a secoli di stravolgimenti e stratificazioni.

Nell’itinerario sulle mura quattrocentesche non solo potrete ammirare il possente Castello Caldoresco, ma anche ben tre delle sei torri originarie: la Torre di Santo Spirito, La Torre Diomede del Moro e la Torre di Bassano, innalzata e completata in forma settecentesca. Nell’itinerario potrete inoltre vedere i resti di alcuni tratti delle vecchie mura e la Porta Nuova che, sebbene riedificata nel 1790, è posta nel luogo in cui doveva trovarsi originariamente la porta principale della città romana.

La capitale dei d’Avalos

Nel 1496 Vasto venne concessa ai d’Avalos, che aggiunsero il titolo di marchesi del Vasto al precedente titolo di marchesi di Pescara. I d’Avalos presero possesso del palazzo eretto da Giacomo Caldora a ridosso delle mura verso il mare e ne fecero la loro residenza. Dopo l’incursione dei turchi del 1566, che mise la città letteralmente a ferro e fuoco, i marchesi ricostruirono il palazzo nelle forme che potete oggi ammirare. Palazzo d’Avalos, oltre ad essere uno dei palazzi cinquecenteschi più grandi e importanti d’Abruzzo è oggi sede del Museo Archeologico, della Pinacoteca e del Museo del Costume Antico.

Molti sono i luoghi della città legati ai d’Avalos e fra questi è la Chiesa di Santa Maria, dove è venerata della Sacra Spina, dono di Papa Pio IV per il ruolo dei d’Avalos durante il concilio di Trento, e dove si trovano anche le spoglie di San Cesario, dono del marchese Cesare Michelangelo. La devozione popolare per queste reliquie è ancora formidabile e tante sono leggende loro collegate. Nella “insigne collegiata”, già monumento nazionale, l’atmosfera è carica di mistero, fra cripte e tombe di ispirazione massonica.

Altri luoghi legati ai d’Avalos e, in particolare, alla figura di Cesare Michelangelo, sono le chiese di San Francesco da Paola e della Madonna del Carmine, entrambe con belle facciate a mattoni, la prima di inizio ‘600, la seconda invece del tardo ‘700 e di scuola vanvitelliana. Altro luogo che richiama il periodo, la chiesa di Sant’Antonio da Padova, che, pur spoglia all’esterno, all’interno presenta un tripudio di stucchi dorati commissionati dal conte Carlo de Nardis nel 1723.

Il capoluogo borbonico

Nel 1816 Vasto fu proclamata capoluogo di uno dei tre distretti dell’Abruzzo Citeriore del Regno di Napoli. Negli anni successivi la città conobbe uno sviluppo rilevante dell’assetto urbano e nello sviluppo delle arti. Protagonista di quel periodo fu l’architetto Nicola Maria Pietrocola, a cui si deve la costruzione di Palazzo Palmieri sulle rovine del lato sud del Castello Caldoresco. Potrete ammirare le sue architetture neoclassiche anche nel Palazzo Genova Rulli con l’annessa chiesa gentilizia dedicata a Santa Filomena, nel bel palazzo Monteferrante e nella particolarissima Chiesa di Sant’Anna.

Un luogo imprescindibile per comprendere il primo ‘800 sarà la chiesetta di San Michele, posta in cima alla Villa Comunale sul luogo panoramico più alto del centro storico. Il tempio, ricostruito in questa forma nel 1835, è un tripudio simbologie iniziatiche e massoniche, a partire dall’orientamento della chiesa che è quello di un tempio solare. Al suo interno troverete la venerata statua di San Michele, già insignita nel 1820 della fascia di Gran Maestro della Carboneria con, sorpresa!, ben sei altri arcangeli. Sarete nell’unico luogo della cristianità cattolica in cui i sette arcangeli originari sono ancora venerati e, per di più, con altrettante statue lignee complete di particolari sulle loro virtù e caratteri.

La visita alla città borbonica potrà terminare con un passaggio in Corso Plebiscito dove si trova il grande palazzo dei baroni Ciccarone, già in precedenza dei De Nardis. Dal balcone che si affaccia sul prospetto principale, il maggiore Silvio Ciccarone dichiarò il 4 settembre 1860 l’annessione al Regno di Sardegna dei Savoia, tre giorni prima dell’ingresso di Garibaldi a Napoli, rendendo Vasto il primo paese degli Abruzzi a insorgere contro i Borboni e unirsi a quello che, da lì a pochi mesi, sarebbe diventato il Regno d‘Italia.

Istonio liberty e littoria

Con la proclamazione del Regno d’Italia, Vasto perse lo status di capoluogo distrettuale. Sarebbe rimasta per quasi cento anni un paese agricolo terra di emigrazione verso gli Stati Uniti e poi l’Australia, dove a Perth è presenta la maggiore colonia di vastesi tutt’ora attivi nel mantenere saldi i rapporti con la madrepatria. Cambiamenti significativi all’assetto della città avverranno solamente con l’avvento della dittatura fascista che, nel 1938 decise di romanizzare il nome della città in Istonio e che, come in altre zone scarsamente sviluppate, investì notevoli risorse per la trasformazione dell’impianto urbano, soprattutto per motivi di propaganda.

Al periodo fascista si deve la sistemazione del largo del Castello e la sua intitolazione a Gabriele Rossetti. La piazza, con il monumento al patriota e tanti richiami alla simbologia massonica, fu inaugurata nel 1926 alla presenza del principe ereditario, insieme alla fontana alimentata dal nuovo acquedotto del Sinello. Il regime creò anche il corso Littorio, oggi corso Italia, che congiunge piazza Rossetti con la Villa Comunale, sorta nel 1923. In questa, oltre ad alcuni pini monumentali, troverete 185 lecci argentati, ognuno dei quali è dedicato ad un caduto della prima guerra mondiale. Oggi questo grande asse urbano è patrimonio quotidiano dei vastesi che, per la maggior parte, non riconoscono più i significati dei suoi tanti simboli.

Da piazza Rossetti, andando questa volta verso la città vecchia, si entra in piazza Diomede e da lì si pare la prospettiva verso la cattedrale. Anche questo pezzo di città è stato trasformato durante il regime fascista che ha abbattuto una fila di case e ha creato l’elegante corso di Vasto là dove c’era prima la “Corsea degli scarpari”, densa di botteghe artigiane. Giunti allo slargo di fronte alla Cattedrale di San Giuseppe, potete ammirare il campanile del ‘700 e i dettagli della facciata, alcuni di quali risalenti al 1293, ma noterete che la bella chiesa, complessivamente di aspetto gotico, non ha uno stile unitario. Si tratta anche in questo caso di un’opera dell’ultimo secolo, poiché la caratteristica raggera del rosone è stata aggiunta nel 1928 e le belle vetrate istoriate sono state realizzate fra il 1923 e il 1927.

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